Non è raro, nella mia professione, trovare giovani adolescenti con problematiche di dolore cronico i cui sintomi fisici traghettano ad una lettura relazionale più ampia. In questo modo il dolore fisico (pur essendo presente) “permette” di prendere le distanze, per un po’, dal problema (che può essere a scuola, a casa, tra gli amici…). Permette dunque di “prendere le distanze” per un po’ di tempo da quel mondo sociale che spaventa e talvolta terrorizza. Il dolore, in fondo, è un linguaggio che solo relazionalmente può essere compreso.
Ma è vero che soffrire di dolore cronico in adolescenza condurrà ad una maggiore probabilità in età adulta di soffrire di disturbi ansiosi o depressivi?
La rivista Pain ha pubblicato nel suo ultimo numero di giugno uno studio dal titolo Chronic pain in adolescence and internalizing mental health disorders: a nationally representative study a cura di studiosi ricercatori americani.
La ricerca evidenzia come bambini ed adolescenti che sperimentano dolori cronici diventino adulti con un rischio maggiore di presentare disturbi mentali internalizzati (quali ansia e/o depressione). E già si sa che depressione e dolore siano due disturbi che vanno di pari passo, come spiegavo in questo precedente articolo.
Utilizzando dati rappresentativi nazionali (americani) lo studio ha stabilito la prevalenza dei tassi di disturbi internalizzati (ansia e depressione) tra gli adolescenti con dolore cronico (gruppo sperimentale) e tra gli adolescenti senza dolore cronico (gruppo di controllo) ed ha esaminato se il dolore cronico in adolescenza è associato con una storia di disturbi internalizzati in età adulta (depressione e ansia). Il campione utilizzato per lo studio longitudinale ha previsto l’utilizzo di dati di 14.790 persone (di cui 7.866 donne). I dati utilizzati sono stati dunque raccolti (1) nel 1994-1995 su bambini dai 7 ai 12 anni, (2) nel 1996 sugli stessi bambini dagli 8 ai 12 anni e (3) nel 2008 su adulti (gli ex bambini degli stadi precedenti) tra i 24 e i 32 anni.
I risultati parlano chiaro: chi ha sofferto di dolori cronici in infanzia e/o adolescenza ha riportato maggiori tassi di disturbi ansiosi (21,1% vs 12,4%) e di disturbi depressivi (24,5% vs 14,1%) in età adulta, rispetto a chi non ha sofferto di dolori cronici in tenera età.
Questi risultati ci permettono di aprire una serie di dissertazioni in merito al modello di vulnerabilità o al mantenimento dei fattori psicologici correlati al dolore cronico (depressione, sonno, sensibilità, ecc). Dunque un adolescente con dolore cronico è un adolescente che impara, nel corso della propria vita, a catastrofizzare il proprio dolore?
Questo studio evidenzia come è si necessario eliminare il dolore ma ancor prima imparare a gestirlo.
Un adolescente in salute sarà un adulto in salute. Non trascuriamo questo importante fattore preventivo. Che azioni intraprendere dunque? Che soluzioni augurarsi? oltre a leggere i miei precedenti articolo sul dolore raggiungibili dall’archivio):
- Rivolgetevi al pediatra di vostro figlio/a o medico di famiglia e parlatene apertamente;
- Parlate apertamente del dolore di vostro figlio/a col medico antalgico (spesso un anestesista) o col pediatra;
- Chiedete senza indugio l’affiancamento di uno psicologo (se è contemplato nel servizio ambulatoriale!) orivolgetevi ad un professionista privato;
- Chiedete altresì di poter far parte di gruppi di sostegno per pazienti con dolore cronico (se contemplati nel servizio ambulatoriale!) o cercatene in privato;
- Non abbiate timore di farvi vedere sofferenti di fronte ai vostri figli!
E ricordate che #guariresipuò
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